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Navigazione: PROLOGO. Fuori dall’Europa. – L’«Occhio»: Lettere del 17 maggio 1518, del 10 ottobre 1518. – PRIMA PARTE. Il Coniatore. a) Frankenhausen: Capitoli: 1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7. - La dottrina, il pantano: 8. – L’«Occhio»: Lettere del 14 maggio 1521, del 27 ottobre 1521. – Capitoli: 9 - 10 - 11. - La sacca, i ricordi: 12 - 13 - 14 - 15 - 16 - 17 - 18 - 19 - 20 - 21 - 22 - 23 - 24 - 25 - 26 - 27 - 28 - 29. – L’«Occhio»: Lettere del 28 maggio 1525, del 22 giugno 1526, del 10 giugno 1527, del 17 settembre 1527, del 1 ottobre 1529.
A seguire:
– PARTE SECONDA – PARTE TERZA - EPILOGO
L’occhio di Carafa
Lettere: precedente - successiva.
Lettera inviata a Roma dalla città sassone di Wittenberg, indirizzata a Gianpietro Carafa, membro della consulta teologica di Sua Santità Leone X, datata 10 ottobre 1518.
All’illustrissimo e reverendissimo signore e padrone osservandissimo Giovanni Pietro Carafa, presso la consulta teologica di Sua Santità Leone X, in Roma.
Illustrissimo e reverendissimo signore e padrone mio osservandissimo,
quale servitore di Vostra Signoria sono stato immensamente lusingato dalla magnanimità di cui Ella ha voluto farmi oggetto; poiché il servirla è già per me un grande privilegio, l’esserle utile mi colma di vera gioia. L’accusa ufficiale di eresia rivolta contro il frate Martin Lutero, alla quale il Sermone sulla Scomunica ha offerto il definitivo sostegno, dovrebbe indurre il Principe Elettore Federico a prendere infine posizione nei confronti del monaco, cosí come la Signoria Vostra si augurava. I fatti di cui mi appresto a renderla edotta, sono forse già una prima reazione dell’Elettore al precipitare inaspettato degli eventi: egli infatti si appresta a rafforzare le fila dei teologi della sua università.
Il 25 agosto è giunto a Wittenberg, come professore di greco, Filippo Melantone, provenendo dalla prestigiosa Università di Tubinga. Io credo che mai in un’università dell’Impero si sia visto un professore più giovane di lui: ha soltanto ventuno anni e con il suo aspetto debole e scarno, appare averne ancora meno. Sebbene una certa fama lo avesse preceduto e accompagnato durante il viaggio, l’accoglienza iniziale dei dottori di Wittenberg non è stata entusiasta. Il loro atteggiamento e in particolar modo quello di Lutero, dovevano però cambiare di lì a poco, quando quel prodigio di scienza classica pronunciò il suo discorso inaugurale in cui illustrò la necessità di uno studio rigoroso delle Scritture nei testi originali. Con Martin Lutero, da allora, c’è stata un’intesa immediata e forte. Quei due professori sono sicuramente un’arma potente nelle mani dell’Elettore di Sassonia, dal momento che sono cosí solidali, per quanto cosí diversi. Ognuno dei due fornisce all’altro ciò che a quello mancava per divenire un vero pericolo per Roma: Lutero è ardito ed energico, per quanto rozzo e impulsivo, mentre Melantone è coltissimo e raffinato, ma più giovane e delicato, adatto agli scontri dottrinali piuttosto che a quelli campali. Il primo parto pericoloso di questo connubio sarà certamente la Bibbia in tedesco, alla quale si dice stiano lavorando di concerto e per la quale le conoscenze di Melantone saranno come manna dal cielo.
Poiché so che Vostra Signoria suole aver care le particolari informazioni sulle cose importanti, nel tempo a venire continuerò a seguire con attenzione i due dottori e a riferire ogni cosa alla Signoria Vostra, nell’unica speranza di poterle essere ancora utile.
Bacio umilmente le mani di Vostra Signoria Illustrissima e Reverendissima.
(seguito)
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Lettera inviata a Roma dalla città sassone di Wittenberg, indirizzata a Gianpietro Carafa, membro della consulta teologica di Sua Santità Leone X, datata 10 ottobre 1518.
All’illustrissimo e reverendissimo signore e padrone osservandissimo Giovanni Pietro Carafa, presso la consulta teologica di Sua Santità Leone X, in Roma.
Illustrissimo e reverendissimo signore e padrone mio osservandissimo,
quale servitore di Vostra Signoria sono stato immensamente lusingato dalla magnanimità di cui Ella ha voluto farmi oggetto; poiché il servirla è già per me un grande privilegio, l’esserle utile mi colma di vera gioia. L’accusa ufficiale di eresia rivolta contro il frate Martin Lutero, alla quale il Sermone sulla Scomunica ha offerto il definitivo sostegno, dovrebbe indurre il Principe Elettore Federico a prendere infine posizione nei confronti del monaco, cosí come la Signoria Vostra si augurava. I fatti di cui mi appresto a renderla edotta, sono forse già una prima reazione dell’Elettore al precipitare inaspettato degli eventi: egli infatti si appresta a rafforzare le fila dei teologi della sua università.
Il 25 agosto è giunto a Wittenberg, come professore di greco, Filippo Melantone, provenendo dalla prestigiosa Università di Tubinga. Io credo che mai in un’università dell’Impero si sia visto un professore più giovane di lui: ha soltanto ventuno anni e con il suo aspetto debole e scarno, appare averne ancora meno. Sebbene una certa fama lo avesse preceduto e accompagnato durante il viaggio, l’accoglienza iniziale dei dottori di Wittenberg non è stata entusiasta. Il loro atteggiamento e in particolar modo quello di Lutero, dovevano però cambiare di lì a poco, quando quel prodigio di scienza classica pronunciò il suo discorso inaugurale in cui illustrò la necessità di uno studio rigoroso delle Scritture nei testi originali. Con Martin Lutero, da allora, c’è stata un’intesa immediata e forte. Quei due professori sono sicuramente un’arma potente nelle mani dell’Elettore di Sassonia, dal momento che sono cosí solidali, per quanto cosí diversi. Ognuno dei due fornisce all’altro ciò che a quello mancava per divenire un vero pericolo per Roma: Lutero è ardito ed energico, per quanto rozzo e impulsivo, mentre Melantone è coltissimo e raffinato, ma più giovane e delicato, adatto agli scontri dottrinali piuttosto che a quelli campali. Il primo parto pericoloso di questo connubio sarà certamente la Bibbia in tedesco, alla quale si dice stiano lavorando di concerto e per la quale le conoscenze di Melantone saranno come manna dal cielo.
Poiché so che Vostra Signoria suole aver care le particolari informazioni sulle cose importanti, nel tempo a venire continuerò a seguire con attenzione i due dottori e a riferire ogni cosa alla Signoria Vostra, nell’unica speranza di poterle essere ancora utile.
Bacio umilmente le mani di Vostra Signoria Illustrissima e Reverendissima.
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