martedì 26 maggio 2009

Luther Blisset: «Q», romanzo contemporaneo sulla figura di Pietro Carafa. – Lettera a Carafa del 14 maggio 1521 da Worms.

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A seguire:
– PARTE SECONDA – PARTE TERZA - EPILOGO

PRIMA PARTE
Il Coniatore
L’occhio di Carafa
(1521)
Lettere: precedente - successiva.

*

Lettera inviata a Roma dalla città di Worms, sede della Dieta imperiale, indirizzata a Gianpietro Carafa, datata 14 maggio 1521

All’illustrissimo e reverendissimo signore e padrone onorandissimo Giovanni Pietro Carafa, in Roma.

Illustrissimo e reverendissimo signore e padrone mio onorandissimo,

scrivo a Vostra Signoria a proposito di un avvenimento gravissimo e misterioso: Martin Lutero è stato rapito due giorni fa mentre faceva ritorno a Wittenberg con il salvacondotto imperiale.
Quando Ella mi ha commissionato di seguire il monaco alla Dieta imperiale di Worms non mi ha fatto parola di alcun disegno di tal genere; se c’è qualcosa che si è sottratto alla mia attenzione e che dovrei sapere, attendo con ansia che la Signoria Vostra voglia metterne a conoscenza il suo servitore. Se, come credo, le mie informazioni non erano manchevoli, allora posso affermare che una minaccia oscura e gravissima incombe sulla Germania. Pertanto ritengo essenziale comunicare a V.S. quali sono stati i movimenti di Lutero e intorno a lui nei giorni della Dieta e quale è stato il comportamento del suo signore, il Principe Elettore di Sassonia Federico.
Il martedí 16 di aprile all’ora del pranzo la guardia di città posta sulla torre del duomo ha dato a suono di tromba il segnale consueto per l’arrivo di un ospite di riguardo. La notizia dell’arrivo del monaco si era già diffusa in mattinata e molte persone gli erano andate incontro. La sua modesta vettura, preceduta dall’araldo imperiale, era seguita da un centinaio di persone a cavallo. Una grande folla ingombrava la strada, cosí da impedire al corteo di procedere speditamente. Prima di entrare all’albergo Johanniterhof tra le ali di folla, Lutero ha guardato intorno con occhi di indemoniato gridando «Dio sarà per me». A poca distanza, all’albergo del Cigno, aveva preso stanza il Principe Elettore di Sassonia col suo seguito. Fin dalle prime ore della sua residenza, cominciò un andare e venire di piccola nobiltà, borghigiani e magistrati, ma nessuno dei personaggi più importanti della Dieta ha inteso compromettersi visibilmente con il monaco. Eccetto il giovanissimo langravio Filippo d’Assia, che ha sottoposto a Lutero sottili questioni riguardanti i costumi sessuali nella Babilonica, ricevendo da questi un severo rabbuffo. Lo stesso principe Federico lo vide soltanto nelle sedute pubbliche.
Del resto non nelle sedute pubbliche del 17 e 18 di aprile si sono svolti i veri negozi, quanto nelle conversazioni private e in alcuni avvenimenti che sono accaduti durante la permanenza di Lutero a Worms. Come la Signoria Vostra già saprà, nonostante l’avversione nutrita dal giovane Imperatore Carlo nei confronti del monaco e delle sue tesi, la Dieta non è riuscita a farlo ritrattare, né a prendere i giusti provvedimenti prima che gli avvenimenti precipitassero. Questo a causa delle manovre abilmente orchestrate da alcuni misteriosi sostenitori di Lutero, tra i quali credo di poter annoverare l’Elettore di Sassonia, anche se non è possibile affermarlo con certezza assoluta, per via del carattere sotterraneo e oscuro di tali manovre.
- La mattina del 19 di aprile l’Imperatore Carlo V ha convocato gli elettori e i principi per chiedere di prendere una posizione decisa su Lutero, manifestando a essi il proprio rammarico per non aver proceduto energicamente contro il monaco ribelle fin da subito. L’Imperatore ha confermato il salvacondotto imperiale di ventun giorni a patto che il frate non predicasse durante il viaggio di ritorno a Wittenberg. Nel pomeriggio di quello stesso giorno i principi e gli elettori si sono convocati per deliberare sulla richiesta imperiale. La condanna per Lutero è stata approvato con quattro voti su sei. L’Elettore di Sassonia certamente ha votato contro, e questa è stata la sua prima e unica manifestazione aperta in favore di Lutero.
- La notte del 20 «sono stati però affissi da ignoti in Worms due manifesti: il primo conteneva minacce contro Lutero; il secondo dichiarava che 400 nobili si erano impegnati con giuramento a non abbandonare il «giusto Lutero» e a dichiarare la loro inimicizia ai principi e ai romanisti e anzitutto all’arcivescovo di Magonza.
Questo accadimento ha gettato sulla Dieta l’ombra di una guerra di religione e di un partito luterano pronto a insorgere. L’arcivescovo di Magonza, spaventato, ha chiesto e ottenuto dall’Imperatore che si riesaminasse tutta la questione, per non correre il pericolo di spaccare in due la Germania e prestare il fianco a una rivolta. Chiunque abbia affisso quei manifesti ha ottenuto quindi lo scopo di far concedere alla causa una proroga di alcuni giorni e di diffondere timore e circospezione riguardo all’eventuale condanna di Lutero.
- Il 23 e 24, dunque, Lutero è stato esaminato da una commissione nominata dall’Imperatore per l’occasione e, come forse la S.V. già saprà, ha continuato a rifiutare la proposta di una ritrattazione. Ciononostante il suo collega di Wittenberg che lo aveva accompagnato alla Dieta, Amsdorf, ha sparso la voce che si era vicini a un accordo conciliatorio tra Lutero, la Santa Sede e l’Imperatore. Perché, Signore mio illustrissimo? Io credo, ancora dietro suggerimento dell’Elettore Federico, per guadagnare altro tempo.
- Di conseguenza, tra il 23 e il 24 si è avuta una grande alternanza di mediatori per ricomporre la rottura tra Lutero e la Santa Sede, rappresentata qui a Worms dall’arcivescovo di Treviri.
- Il 25 si è tenuto un incontro privato, senza testimoni, tra Lutero e l’arcivescovo di Treviri che, come era prevedibile, ha vanificata tutta la diplomazia dei due giorni precedenti. Privatamente Lutero, come già aveva palesato durante le sedute della Dieta al cospetto dell’Imperatore, ha rifiutato «per coscienza» di ritrattare le sue tesi. Si è sancita quindi una rottura incolmabile e definitiva. In quelle ore per le strade della città correvano voci di un imminente arresto di Lutero.
- La sera dello stesso giorno, sono state notate due figure avvolte nei mantelli recarsi nella stanza di Lutero. L’albergatore li ha riconosciuti come Feilitzsch e Thun, i consiglieri del Principe Elettore Federico. Cosa è stato approntato durante quell’incontro notturno? La S.V. potrà forse trovare risposta negli avvenimenti dei giorni successivi.
- La mattina del giorno seguente, il 26, Lutero ha lasciato senza rumore la città di Worms, con una piccola scorta di nobili suoi simpatizzanti. L’indomani era a Francoforte; il 28 a Friedberg. Qui egli ha indotto l’araldo imperiale a lasciarlo proseguire da solo. Il 3 maggio Lutero ha abbandonato la strada maestra e ha proseguito il viaggio per vie secondarie, adducendo come motivazione al mutamento di itinerario una visita ai suoi parenti, presso la città di Möhra. Ha anche indotto i suoi compagni di viaggio a proseguire direttamente in un’altra carrozza. I testimoni dicono che quando ha ripreso il viaggio da Möhra era solo nella vettura, con Amsdorf e il collega Petzensteiner. Dopo qualche ora la carrozza è stata fermata da alcuni uomini a cavallo i quali hanno domandato al conducente chi fosse Lutero e, riconosciutolo, lo hanno preso con la forza e trascinato via con loro nella macchia.
Alla Signoria Vostra risulterà evidente come non sia possibile non vedere Federico, l’Elettore di Sassonia, dietro a tutto questo macchinare. Ma nel caso che Ella abbia scrupolo di correre a una troppo affrettata conclusione, mi sia consentito dunque di mettere davanti agli occhi di V.S. alcuni quesiti. Chi aveva interesse a ritardare la condanna di Lutero, tenendo aperta la diatriba? E conseguentemente chi, per rallentare la sentenza, aveva interesse a paventare la minaccia di un partito dei cavalieri pronto a difendere il monaco con la spada contro l’Imperatore e il Papa? Infine, chi aveva interesse a mettere al sicuro Lutero inscenando un rapimento, senza rivelarsi apertamente e senza compromettersi agli occhi dell’Imperatore stesso?
Ho l’audacia di credere che anche la S.V. giungerà alla conclusione del suo servitore. Si respira l’aria della battaglia, mio Signore, e la fama di Lutero cresce ogni giorno di più. La notizia del suo rapimento ha scatenato panico e agitazione indicibili. Anche chi non condivide le sue tesi, riconosce ormai in lui una voce autorevole della riforma della Chiesa. Una grande guerra religiosa è in procinto di scatenarsi. I semi che Lutero ha sparsi, rapito dall’impeto della convinzione, stanno per dare i loro frutti. Discepoli ansiosi di passare all’azione si preparano a trarre, con intrepida logica, le conseguenze dei suoi pensieri. Se la sincerità è una virtú, la Signoria Vostra mi consentirà forse di affermare che i protettori di Lutero hanno già raggiunto l’obiettivo di trasformare il monaco in un ariete contro la Santa Sede, organizzando intorno a costui un ampio seguito di popolo. E adesso, essi stanno soltanto aspettando il momento più opportuno per dar battaglia in campo aperto.
Non mi occorre a dire altro se non che bacio le mani a V.S. e a quella con tutto il cuore mi raccomando.

Di Worms, il giorno 14 di maggio 1521
il fedele osservatore di Vostra Signoria Illustrissima
Q.





(A seguire)

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